2 giugno 2009

Colpo di stato silenzioso


Riporto un articolo molto interessante del gruppo Centrofondi che descrive alcuni dei punti problematici essenziali delle democrazie occidentali e nello specifico in Italia.

In passato chi avesse voluto conquistare il potere in un paese aveva due soluzioni: o farsi eleggere democraticamente con libere elezioni o prenderselo con la forza aiutato dalle forze armate, cacciando il Re, il dittatore o la classe politica di turno. Questa ultima ipotesi naturalmente aveva un costo molto alto in termini di vite umane e spesso questo passaggio sfociava in lunghe e sanguinose guerre civili.

Per la riuscita di un golpe la cosa essenziale era di controllare oltre le sedi del potere politico (parlamento, ministeri ecc.) e militare, anche le telecomunicazioni (telefoni, radio e televisione), le banche, la rete dei trasporti e l’energia.

Chiunque però metta in atto un piano del genere sicuramente dovrà fare i conti con il dissenso generale e con una cospicua parte della popolazione che vuole vendicare i propri morti per cui di solito questo genere di acquisizioni forzate del potere finivano dopo pochi anni con l’esposizione al pubblico ludibrio dei corpi dei responsabili.

Negli ultimi anni, mentre in altre parti del mondo si continuano ad usare i vecchi sistemi, in molti paesi occidentali compreso il nostro, si sta sperimentando una sorta di colpo di stato silenzioso che, senza colpo ferire e quasi senza che nessuno se ne accorga, travasa il potere in mani aliene alla faccia della democrazia.

In Italia questo travaso silenzioso e’ avvenuto su due fronti paralleli con la complicità della classe politica (nessuna esclusa). La scelta è stata quella di privare lo Stato di alcuni poteri fondamentali come la sovranità monetaria e le scelte politico economiche a favore di organi sovranazionali (Commissione europea, BCE, WTO e FMI) e in parallelo con la privatizzazione di settori strategici per la vita del paese.

Si inizia con gli anni ’80 con l’assalto privato alla televisione dove con il pesante appoggio di Bettino Craxi, Silvio Berlusconi conquista di fatto, con 3 reti nazionali, il monopolio delle televisioni private e del ricchissimo mercato pubblicitario.

Si continua con il trattato di Maastricht nel 1992, firmato dal Presidente del consiglio Giulio Andreotti, dal Ministro degli esteri Gianni de Michelis e dal Ministro del tesoro Guido Carli (ex governatore della Banca d’Italia) dove con l’art. 105 gli stati membri rinunciano alla sovranità monetaria a favore della BCE (organo sovranazionale senza alcun tipo di controllo).

Negli anni successivi si assiste con mani pulite al ricambio della vecchia e scomoda classe politica con una piu’ facilmente controllabile, alla acquisizione estera di gran parte delle maggiori industrie (dall’agroalimentare alla grande distribuzione, dalla siderurgia all’elettronica ecc.).

Con la scesa in campo nel 1994 di Silvio Berlusconi (indebitatissimo e sull’orlo del tracollo finanziario) con Forza Italia, l’intero settore televisivo viene controllato da un solo soggetto che è proprietario anche di diversi giornali.

Durante il governo della sinistra una silenziosa modifica della Costituzione priva lo stato della sua sovranità a favore del trattato di Maastricht e altri accordi internazionali. Sempre durante gli anni di governo del centro-sinistra si avvia la privatizzazione, continuata poi dal successivo governo del centro-destra, delle telecomunicazioni (Telecom), banche, energia (Eni ed Enel) e rete autostradale e ferroviaria.

Attualmente siamo nella condizione in cui sia la finanza che la politica nonché ogni settore strategico è nelle mani di fumosi, non controllabili ed intoccabili organi sovranazionali o nelle mani di privati che, in regime di monopolio di fatto, fanno scelte non sulla base del benessere comune, ma solo della loro convenienza (ripianare debiti, arricchirsi, etc). Ecco allora che ci ritroviamo con servizi fondamentali inefficienti e costosissimi che minano la possibilita’ di sopravvivenza delle nostre aziende e delle nostre famiglie schiacciate dalle spese altissime e dai debiti.

Come lo possiamo chiamare questo se non un colpo di stato silenzioso?

Risulta chiaro allora come a piccoli passi e con un piano preordinato si siano svuotate di potere tutte le istituzione democratiche e di come si sia instaurata una tirannia?

Consapevoli di ciò, non resta che difenderci mettendo in atto una rivoluzione silenziosa.
Come? Cambiando le regole che non ci piacciono e che ci rendono schiavi di un sistema
iniquo come liberarci dalle dipendenze economiche localizzando sempre più. La
produzione e il commercio delle merci e dei servizi per quanto possibile devono tornare ad avere una dimensione locale. Specialmente le merci agricole, non devono fare migliaia di chilometri prima di essere consumate, la produzione di energia deve essere fatta sul posto dove è consumata privilegiando energie rinnovabili. Ricorrere ad una moneta che non produca debito come quella attuale, o almeno una moneta locale complementare a quella ufficiale, permetterebbe di aumentare il potere di acquisto della collettività eliminando la speculazione ed il debito alla radice. I prezzi di tutto quello che consumiamo potrebbero ridursi di oltre il 60% se eliminassimo i costi relativi ad assurdi spostamenti, passaggi superflui, pubblicità inutile e costi degli interessi pagati alle banche. Eliminare gli sprechi e l’uso improprio di strumenti come il cellulare, privilegiare auto di piccola cilindrata a basso
consumo o consumare alimenti di stagione prodotti localmente e in modo artigianale, sono solo alcuni degli atteggiamenti che possiamo adottare.
Per qualcuno un passaggio indietro? Per noi è solo l’unico modo di riprendere in mano le sorti delle nostre vite e tornare a vivere una vita più sana, meno precarizzata e più a nostra dimensione.


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